Umanità e riconoscibilità: Come riconoscere una cucina e una consulenza di eccellenza
Incontro con lo chef stellato Antonello Colonna .
Labico (RM) Italia, 30.10.2025
La contaminazione di saperi e competenze, soprattutto se distanti dal proprio ambito professionale, è essenziale per crescere in quanto rappresenta un potente stimolo al miglioramento personale oltre che professionale.
Antonello Colonna, chef stellato di fama internazionale, sfugge a qualsiasi tentativo di catalogazione: infatti non è un solo un cuoco geniale ma anche un imprenditore, visionario e ribelle, e un amante dell'arte e del bello.
Il suo resort di Valle Fredda a Labico, dove ci siamo incontrati il 30 ottobre 2025, è un luogo avveniristico e senza spazi contestualizzati e rappresenta molto bene lo spirito del grande chef.
Attraversare idealmente l’iconica porta rossa, che è il simbolo che da sempre lo rappresenta, significa entrare in un contesto in cui la bellezza, in ogni sua forma, è l’elemento trainante.
Dialogare e confrontarsi con un personaggio, così straordinario, per trovare valori e caratteristiche che legano cucina e consulenza è stato un onore ed un piacere ma anche una sfida gratificante.
E, come sempre avviene in questi casi, quando si parla di visione, valori ed identità il confronto va oltre i perimetri prefissati e diventa, anche attraverso la provocazione intellettuale, energia creativa.
Umanità e riconoscibilità sono state le parole chiave su cui, abbiamo convenuto, si devono fondare una cucina e una consulenza di eccellenza.
L’umanità declinata come attenzione e rispetto alla persona e alla sua storia e la riconoscibilità intesa come la qualità di essere identificabile o individuabile, ossia di essere riconosciuto perché distinguibile dagli altri, in base a caratteristiche che ti rendono unico.
Dunque, chi interpreta il proprio ruolo con credibilità, passione e competenza genera fiducia: solo così si può offrire un servizio straordinario.
Concetti, quelli condivisi con Antonello Colonna, semplici ma forti ed unificanti: nell’era della tecnologia esasperata e della asimmetria informativa il discrimen valoriale si trova nella relazione umana: solo, però, se è di qualità.
In questo modo il cliente non è mai fino in fondo tale, ma è sempre molto di più.
Questo approccio ben si concilia con una visione evoluta della consulenza finanziaria.
Infatti, è opportuno e necessario andare oltre la creazione, peraltro tutt’altro che semplice, di piani patrimoniali impeccabili costruiti meticolosamente sui tre pilastri fondamentali: analisi degli obiettivi del cliente, definizione di un orizzonte temporale e rigorosa profilazione del rischio.
In realtà, vanno anche attentamente analizzate e correttamente interpretate le dinamicità evolutive della vita delle persone, che possono rappresentare dei veri e propri shock non-finanziari: cambiamenti degli assetti familiari, esigenze articolate e complesse, una disputa ereditaria, un divorzio conflittuale, un soggetto debole.
Una consulenza che agisce, in modo sistematico, con questi metodi e criteri può, ragionevolmente, mettere in atto una struttura eccellente per resistere alla volatilità di mercato ma, nel contempo, proteggere anche dalle tensioni e dagli scossoni che possono presentarsi nella vita del cliente.