Dicembre 2014 Tassi ai minimi, quali prospettive per la ripresa della crescita GLOBALE?
CITYWIRE – DICEMBRE 2014
Prosegue il roadshow Pictet 2014, giunto alla tappa di Latina il 4 dicembre. Numerosi i promotori in sala che intravedono una ripresa economica ancora debole per l’Europa, qualche speranza in piu’ per gli Stati Uniti, l’unica area in crescita con un +3.9% di Pil annualizzato. Accolta con particolare interesse l’analisi dello scenario macroeconomico condotta da Andrea Delitalia, sulle aspettative del rialzo dei tassi da parte della Fed e sulle politiche delle banche centrali e la loro ripercussione sull’economia reale e sui mercati finanziari. Ma quali sono le prospettive per la ripresa della crescita globale e le conseguenze del probabile rialzo dei tassi negli Usa? In tal senso, quale peso possono avere in portafoglio gli investimenti high yield? E quali sono le possibilità di una possibile crisi del debito per i mercati emergenti? Lo abbiamo chiesto a quattro promotori intervenuti all’evento Pictet. Ecco le loro risposte:
Crescita disomogonea nelle varie aree geografiche
Donatello Ceccotti, promotore presso Monte dei Paschi di Siena, osserva che la crescita sarà debole e disomogenea nelle diverse aree geografiche con una crescita più significativa negli Stati Uniti. Ritengo che il rialzo dei tassi negli Usa verosimilmente avverrà nella seconda parte del 2015 mentre in area euro saremo ancora sostanzialmente in situazione di tassi “zero” per l’anno prossimo. In tale scenario i comparti obbligazionari a “spread” sicuramente saranno ancora attrattivi anche se si dovrà fare molta attenzione nella selezione dei titoli sia in riferimento al settore di appartenenza che all’area geografica. Riguardo a quest’ultimo aspetto, il debito emergente ha ancora rendimenti a scadenza interessanti però è opportuno approcciarsi a questo mercato cercando di ridurre al massimo la volatilità attraverso la diversificazione dei titoli e privilegiando quelli a più bassa duration. In questo contesto tendo a privilegiare soluzioni di investimento a strategia flessibile tali da comporre un portafoglio con prodotti che, a fronte del medesimo approccio gestionale, presentino anche una significativa decorrelazione“
Decisiva la mossa di Draghi con il QE
Orlando Iannarilli di San Paolo Invest, ritiene che se Draghi non partirà con il QE nei primi giorni di gennaio, la mancata crescita economica potrà creare delle ripercussioni a livello globale. Oggi l’unica area al mondo che sta crescendo in modo significativo sono gli Stati Uniti con un +3,9% di Pil annualizzato. La Cina continua ad avere grandi difficoltà a continuare ad avere un Pil al 7% con una crescita mondiale decisamente stanca. L’area euro è formalmente in deflazione e se Draghi non partirà con il QE nei primi giorni di gennaio la mancata crescita economica potrebbe creare delle ripercussioni anche nelle altre economie mondiali. In un momento storico di tassi decisamente bassi la soluzione high yeld è interessante, ma oggi è più opportuno utilizzare la soluzione short high yield, che presenta tassi ancora alti ma con una volatilità sicuramente più contenuta. I titoli finanziari in Europa stanno decisamente superperformando. In questo momento il Bund a 10 anni rende lo 0,74%, il Btp per la stessa durata ha un rendimento dell’1,92% e il titolo Spagnolo l’1,82% sempre a 10 anni. Con l’avvento del QE i prezzi dovrebbero continuare a salire comprimendo ancora di più i rendimenti, Ma attenzione alla metà del prossimo anno, se l’economia nella zona EURO non dovesse ripartire, ritengo molto probabile, uno storno dei mercati anche molto violento. La discesa dei prezzi delle commodity e in particolare del petrolio di cui sono importanti produttori fa diventare i paesi Emergenti un assett molto volatile. Ritengo comunque che non possa mancare nel portafoglio dei clienti nella parte equity. E’ necessario ricordare che gli Emerging Market è l’assett che ha reso di più negli ultimi 10 anni con un annualizzato del 10,5%.
Necessità di convergenze per la ripresa
Secondo Marco Tomassi, promotore finanziario presso Ubi Banca, affinché l’Europa riconquisti forza occorre una serie di convergenze politiche, economiche e fiscali. Purtroppo vediamo ancora gli Usa nei paesi industrializzati ed economicamente avanzati, dover fare da traino a Europa e Giappone, che come al solito dovrebbero seguire con certo ritardo. Finanziariamente, guardando gli indici DJ che ha toccato nuovi massimi ed il NASDAQ che è sotto di ca il 20% dallo scoppio della bolla internet degli anni 2000 Sinceramente non vorrei che la gran parte della scommessa sia stata già scontata dal mercato, a mio avviso l’Europa (ex Germania) è quella che deve riconquistare posizioni importanti, ma servono una serie di convergenze (politico/economico/fiscali) per essere e rappresentare di fatto l’Unione Europea. Asia e Cina? Potrebbero dare un buon contributo sviluppando il mercato dei consumi interni, ma credo sia necessario del tempo prima che ciò avvenga in modo tale da essere efficace per il sistema. Per quanto riguarda il debito dei mercati emergenti, i dati pubblicati (se corretti e trasparenti) indicano una buona sostenibilità, rating in ascesa anche se dovranno fare i conti con una crescita debole delle economie dove vengono esportati i beni prodotti, ed un imminente processo di rialzo dei tassi atteso per la fine del 2015 negli Usa oltre alle dinamiche di politica locale a me sconosciute.